Om

Khä

(vero nome: Kyrenkhä Heiaghotron'h Nos'tewhal'ak, cioè "Kyrenkhä, figlia di Ghotron, discendente di Whal'ak")

disegno

Mio padre fu Ghotron, il signore della guerra (capo politico e militare) del kroll; il padre di mio padre era Zerg, che si distinse nell'attacco dei mille incendi; e la stirpe della mia famiglia risale fino al grande eroe Whal'ak, osannato nei canti come il più grande condottiero delle isole centrali.
Anche nel mio sangue arde il furore della battaglia, nonostante le femmine siano considerate meno importanti dei maschi nella mia razza. A cinque anni tutti i bambini kroll vengono sottoposti ad una prova in cui solo quelli che dimostrano di poter contendere il cibo ad un cucciolo di rupok sono giudicati degni di sopravvivere; in quell'occasione, io spezzai il collo del rupok a mani nude, incurante dei suoi artigli affilati che mi ferivano le carni.
Non sapevo quello che facevo, lasciavo soltanto che il mio fuoco interno sgorgasse fuori, come le imprevedibili vampate che esplodono all'improvviso dalla cima delle montagne, seminando morte e distruzione intorno a loro.
Ben presto, grazie alla mia forza e al mio ardore battagliero, sarei potuta entrare nei ranghi degli ufficiali. Soltanto un uomo non credeva in me: Kjangh, il secondo in comando nella gerarchia dell'esercito. Quello spregevole individuo cercava con ogni mezzo di convincere mio padre che la vita militare non era adatta per una ragazza di tale rango, e che avrei giovato molto di più al popolo componendo versi e poemi in onore dei veri eroi (il mio genitore amava molto la poesia, anzi si dilettava a scrivere qualche brano di tanto in tanto).
Fu forse in quel periodo che iniziarono i risentimenti fra me e mio padre: rancori che raggiunsero il culmine quando lui mi rivelò il suo desiderio di intavolare trattative diplomatiche con i nani, per porre fine alla guerra.
Trattative! Con i nani!! Come si può anche minimamente pensare di porsi al livello di quei bassi, abietti, spregevoli esseri sempre alla ricerca del superfluo? Sarebbe come inchinarsi di fronte ad un verme!
In quel preciso momento troncai ogni rapporto con la mia famiglia. Abbreviai il mio nome in "Khä", eliminando ogni riferimento a Ghotron, che tanto aveva tradito la mia onesta fiducia; mi arruolai nell'esercito come semplice soldato, sottoponendomi intenzionalmente ad estenuanti allenamenti per dimenticare il disonore della mia casata. Mi offrii spesso volontaria per le missioni più pericolose: "ciò che non mi uccide mi rende più forte" è un vecchio detto, qui da noi. Ero preparata a qualsiasi cosa, tranne che a ciò che mi accadde effettivamente...
Durante un noioso trasferimento in nave conobbi un diplomatico di nome Lhaq'Hosa'h; a quel tempo disprezzavo i negoziatori di quel genere, che consideravo quasi alla stregua dei nani. Eppure nei suoi occhi riuscivo a percepire lo mio stesso fuoco che ardeva in me.
Scoprii, di lì a poco, che i diplomatici kroll non erano in realtà vermi dalla lingua biforcuta come avevo immaginato: quando la politica fallisce, afferrano le armi e sputano sangue sul campo di battaglia proprio come noi soldati comuni. Lottammo fianco a fianco negli scontri di Tesark e di Lorquan, poi lui, a causa di una stupida malattia (contratta per il lungo contatto con i nani, ne ero certa), non fu in grado di partecipare alla battaglia di Wendar, che si terminò in una eroica vittoria per il nostro plotone. Il dispiacere per la gloria perduta lo tormentò per molto tempo, come mi riferì in seguito.
Ormai eravamo molto uniti, era fra le pochissime persone a cui avevo confessato la mia vera identità; eppure, un particolare di Lhaq'Hosa'h mi lasciava perplessa: per quale ragione, nonostante il suo ardore combattivo, si impegnasse in veste di diplomatico per ottenere la pace con gli odiati nani.
In quegli ultimi giorni egli mi spiegò il suo punto di vista: secondo lui (e secondo mio padre) il Guerriero deve essere il dominatore della battaglia, non il suo schiavo. Questa guerra interminabile stava spazzando via tutti i figli del popolo kroll insieme a quelli dei nani: chi sarebbe rimasto, alla fine, a cantare le gesta degli eroi? Usando una frase di mio padre: "il più grande nemico è dentro noi stessi, e non bastano le armi più affilate per sconfiggerlo".
Poco dopo Lhaq'Hosa'h fu assegnato ad un altro reparto, e da allora non l'ho più visto. Ma continuai a riflettere sulle sue parole, giungendo infine alla conclusione che erano giuste: desiderando ciecamente la guerra non sarei diventata migliore di Kjangh. Mi ero sbagliata riguardo a mio padre, ora lo sapevo. Perciò, mesi più tardi, quando fui assegnata alle navi di scorta che avrebbero condotto la delegazione kroll a Dhanpur per il primo vero colloquio di pace, fui felice dell'occasione di poter finalmente riallacciare i miei rapporti diplomatici personali.
Ma questo... questo assassinio a tradimento senza onore ha lasciato vuota la mia anima. Solo il fuoco annientatore della vendetta vive ora nel mio cuore inaridito.
Non credo affatto alla versione ufficiale fornita dai dharmani: conosco di fama Ilyantha e non avrebbe mai attuato una strategia così mediocre. Devo scoprire la verità: per questo non mi sono imbarcata sulle navi che ripartivano verso le isole kroll, recandomi invece ad indagare nella stanza dell'omicidio. Ma una freccia avvelenata mia ha colpito alle spalle, facendomi perdere i sensi. Mi sono risvegliata in questa cella umida, ancora confusa insieme ad altri quattro e... un momento... ma quello non è... sì! E' Lhaq'Hosa'h!

(Nel background era inoltre presente un riassunto delle principali caratteristiche del popolo Kroll).



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